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Quella appena trascorsa è stata l'estate più rarefatta dell'ultimo secolo, un'estate imboccata al contrario come quando si esce dalle gallerie e alla luce che compare in lontananza si affidano il sollievo e le paure rimaste irrisolte. Sergio Nelli ha redatto un diario dalla trincea, un taccuino dei giorni successivi alla quarantena durante cui abbiamo fatto i conti con quanto ci è successo: un manuale d'uso della vita in tempi schizofrenici, un libretto dei tagliandi che si ostina a tenere in ordine il ricordo di quello che siamo stati. Giorno dopo giorno, dal 20 giugno al 20 settembre e proseguendo poi con uno struggente equinozio autunnale, Nelli nella sua "Estate italiana" ricorre a una prosa essenziale per raccontare il dono dell'imperfezione. Sensazioni, sogni, ibridazioni, gole di malinconia e arrampicate lungo le pareti della speranza: senza risparmiarci l'incertezza di chi sa leggere il tempo, l'autore trova il modo per rimodellare la vita risparmiata dal dolore. Un viaggio nell'estate 2020, col calendario impegnato in un'altra mutazione di specie, dagli anni della partecipazione a quelli del distanziamento sociale.